Il significato di un voto
Il rendiconto 2013 torna all’esame del Consiglio comunale il giorno sette Agosto. L’approvazione avvenuta il giorno 15 Aprile 2014 , a giudizio del TAR e del Consiglio di Stato, era viziata nel suo iter procedurale e quindi da considerarsi nulla.
Tra il quindici aprile ed il sette agosto del 2014, tuttavia, sono cambiate molte cose. La maggioranza che sorregge la giunta de Magistris si è indebolita, il tentativo di trovare un accordo con il Partito Democratico sembra definitivamente naufragato, la città appare sempre più disorientata ed impaurita tra morti e feriti dovuti a cause diverse, la crisi economica in città è sempre più dura, il caos amministrativo sulla città metropolitana è dietro l’angolo. In questo contesto il voto del sette agosto non è un passaggio formale. Il rischio di non raggiungere il numero legale per una maggioranza che è tale solo grazie al voto del Sindaco e del Presidente del Consiglio Comunale è alto.
Le conseguenze della non approvazione del bilancio 2013 nella seduta del sette Agosto, a ben considerare, sarebbero soprattutto politiche più che di carattere amministrativo – finanziario. Difficile infatti ipotizzare che la non approvazione del consuntivo 2013 possa mettere nuovamente in crisi il piano di rientro dal pre-dissesto appena approvato dalle sezioni unite della Corte dei Conti. Se il consiglio comunale non approva il bilancio 2013 il sette Agosto non vi sarebbe automaticamente la decadenza dal piano di rientro ed il commissariamento dell’ente. Nessun dissesto automatico, insomma, ma procedure diverse che in tempi più lunghi dovrebbero determinare necessariamente lo stesso risultato, considerato anche che il documento contabile 2013 non appare tecnicamente emendabile. Quello che si aprirebbe invece, in caso di non approvazione del rendiconto 2013 il giorno sette Agosto, sarebbe una crisi politica della giunta de Magistris che non potrebbe non determinare un cambiamento di rotta.
Tra le dimissioni ed il fingere che nulla accade, vi sono tante soluzioni intermedie che le forze politiche, il Sindaco ed il Presidente del Consiglio comunale avrebbero il dovere di valutare con estrema attenzione. Al centro del dibattito politico resta il PD ed il suo atteggiamento in occasione del voto. Essere opposizione sino in fondo vorrebbe dire non essere presenti in aula al momento del voto e quindi non essere parte positiva per il raggiungimento del numero legale. Ma oggi l’attenzione non è più soltanto sui quattro consiglieri targati storicamente PD.
Oggi si sposta anche su chi è dato per essere in procinto di essere targato PD (Lebro e Pasquino). Coerenza vorrebbe che se vi è intenzione di entrare nel PD questo passaggio fosse prima sostanziale e poi formale e non viceversa. Non sarebbe infatti comprensibile per l’opinione pubblica se Lebro e
Pasquino prima salvassero de Magistris, in contrasto con le posizioni del PD, e poi entrassero formalmente nel PD. Non sarebbe serio da parte di Lebro e Pasquino ma forse ancor di più non sarebbe serio da parte del PD . Vi sono tanti motivi tecnici per non approvare il bilancio 2013 dal punto di vista della coerenza contabile del documento, che non si presenta molto diverso da quello degli anni passati dal punto di vista delle informazioni (manca l’incrocio con i dati delle partecipate) e della politica dell’accertamento definitivo dei residui attivi.
Ma appare evidente anche ad un bambino che oggi più che mai il voto sul rendiconto 2013 è essenzialmente politico. Un non voto o un voto negativo costringerebbe ineluttabilmente ad una crisi politica dell’attuale maggioranza, che di fatto manifesterebbe la sua evidente inconsistenza. Una crisi politica dell’attuale giunta che tuttavia potrebbe non coincidere affatto con la fine anticipata della consiliatura. A ben vedere a trarne vantaggio potrebbe essere proprio il Sindaco, oltre che naturalmente la città.
Il Sindaco si trova, infatti, in una situazione di sostanziale impasse nel suo rapporto con il PD al quale guarda con non celato interesse e che appare il naturale sbocco del suo futuro politico. Se si aprisse una crisi politica ineluttabile, de Magistris avrebbe un’occasione straordinaria per rimescolare le carte, dando vita magari ad una giunta di salute pubblica da più parti da tempo invocata; giunta di salute pubblica che potrebbe essere una soluzione per arrestare la sua agonia politica e la sofferenza/insofferenza della città.
Il Sindaco si troverebbe innanzi ad un bivio: andare avanti a testa bassa sempre più solo giocandosi il tutto e per tutto come leader di una sempre più improbabile sinistra antagonista arancione di rilievo nazionale; oppure rilanciare sul civismo, aprendo alla città, dichiarandosi disponibile ad essere parte del centro sinistra senza porre condizioni se non quella della sua legittimità ad essere parte integrante dello schieramento del centro sinistra di cui è perno il PD.
(di Umberto De Gregorio)