Il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, riunitosi il 15 aprile, a proposito della formazione obbligatoria ha espresso all’unanimità il seguente ordine del giorno.
Preso atto del diffuso disorientamento della maggioranza dei colleghi nel comprendere le linee guida e i criteri applicativi della riforma che impone l’obbligo della formazione per i giornalisti. Di fronte ai molti nodi ancora irrisolti della normativa (cosa devono fare in merito i pensionati? E i pubblicisti? E i colleghi all’estero, come potranno formarsi?).
Il Consiglio dell’Ordine del Lazio esprime una vibrata critica sulla riforma che rischia di essere subita dai colleghi come una misura vessatoria, o una perdita di tempo, piuttosto che come uno strumento per elevare il livello del proprio aggiornamento professionale. Grave poi rimane il fatto che le aziende editoriali e il sindacato dei giornalisti siano rimasti fuori dalla porta di questa formazione, rendendo il percorso ancora più ad ostacoli. Perché, almeno per i giornalisti professionisti in attività, non debbono essere i giornali a provvedere alla formazione? E perché per poter partecipare ai corsi bisogna usufruire delle ferie, e non sono previsti permessi ad hoc?
Questi sono solo alcuni dei dubbi sul tappeto. Consapevoli degli obblighi istituzionali sulla formazione, il Consiglio del Lazio sollecita il Nazionale a considerare questi rilievi, avvertiti dalla categoria e dei quali ci facciamo interpreti. Una cattiva organizzazione potrebbe consentire, al di la delle buone intenzioni, che dietro la macchina della formazione obbligatoria possano nascondersi insidie che danneggiano la professione.