I lavoratori chiedono di incontrare il sindaco De Magistris e le dimissioni dell’amministratore Alberto Ramaglia
I lavoratori e le lavoratrici dell’Anm, azienda di trasporto del comune di Napoli non mollano. Anche domani i bus non usciranno dai depositi. Gli autisti si rifiutano di salire sui mezzi obsoleti, vecchi, insicuri per chi li utilizza. Di fronte ad un parco-bus che non garantiscono la tutela di lavoratori e utenti nessuna precettazione prefettizia potrà essere concretizzata. Delegittimati i sindacati. Un accordo firmato nel pomeriggio dai vertici aziendali, firmato da alcuni sindacati ma non dalla Cgil e Usb è stato rispedito al mittente dalle maestranze. Due rappresentanti aziendali del sindacato Orsa si dimettono contestando le scelte assunte dal proprio sindacato territoriale. “Non ci rappresentano” – dicono i lavoratori. Nasce il comitato degli autoconvocati. Iniziative di lotta sostenute da Micaela Quintavalle, leader nazionale di “Cambiamenti”, organizzazione sindacale indipendente.
Stamattina, Quintavalle era presente al presidio di lotta spontaneo promosso dai lavoratori davanti Palazzo San Giacomo. Le maestranze chiedono le dimissioni dell’amministratore unico, Alberto Ramaglia, la rimozione di alcuni dirigenti ritenuti responsabili dello sfascio aziendale e di incontrare il sindaco Luigi de Magistris. “Chiediamo di incontrare primo cittadino di Napoli – dicono i lavoratori – Chiediamo di essere ascoltati, che venga nei nostri depositi per rendersi conto in prima persona dello sfascio della nostra azienda. L’attuale amministratore unico va subito rimosso. La nostra azienda rischia di fallire per colpa dei sindacati consociativi e di un cricca di funzionari aziendali che intascano stipendi milionari, alimentano sprechi inutili – spiegano i lavoratori – Una cricca che ha ostacolato la concretizzazione della fusione con Metronapoli e Napolipark un piano di rilancio vero, riconvertendo le funzioni del personale, valutando il numero delle persone che possono essere sostenute al pensionamento anticipato o ricollocate nell’ambito di una nuova e più seria organizzazione aziendale. Questo gruppo dirigente non è in grado di rilanciare l’azienda – concludono i lavoratori – Anzi, remano contro. E’ in atto un tentativo di cedere il ramo aziendale del trasporto sul ferro alla Regione, determinando lo svuotamento dell’assetto aziendale, creando le condizioni per attivare le procedure fallimentari”.
di Ciro Crescentini