Al viaggiatore distratto, lontano da più di un anno da Napoli, dovrà essere sembrato almeno strano che il Sindaco, Luigi De Magistris, indica una tribuna stampa alla presenza di una rappresentanza di una tv di centro destra (Canale 5), per annunciare il nuovo, rivoluzionario mattatore del capodanno partenopeo 2015, Gigi D’Alessio.
Sembrano passati anni luce da quando, insieme al grande cantautore di origini napoletane, Roberto Vecchioni, si stilavano progetti per il futuro della nuova Napoli, quel rilancio culturale e morale che tutti avevamo sperato ma che sembra oramai arenato come una barca in mezzo agli scogli …
Qualcuno dirà: O tempora, o mores, alludendo alle mode del momento sia politiche che culturali, passando per Maria De Filippi fino ad arrivare all’inossidabilità del mito di Berlusconi, resistente a tutto da anni ed anni in un terreno fertile più per le mafie che per le persone oneste, come è diventata ormai l’Italia.
Ma sinceramente non ce l’aspettavamo, anche perchè le ultime apparizioni del cantante neomelodico che molti giornali locali descrivono nè più nè meno come il cantante napoletano più sponsorizzato dalla camorra, hanno collezionato migliaia di fischi come durante il concerto di Pino Daniele del 2008 a Piazza Plebiscito.
In effetti il cantante non aveva neppure disdegnato di partecipare al comizio di chiusura dell’ultima campagna elettorale di Silvio Berlusconi a Napoli, sempre nella stessa piazza, ricevendo così di diritto il titolo di appartenenza al partito dell’ex premier.
Questa è diventata la rivoluzione arancione?
Se così è, si è molto scurito questo colore, assumendo i toni tetri del basso compromesso al posto di quelli vitali del sole che splende.
Ce ne dispiace, e non si venga a dire che si tratta di ragioni contingenti e di cassa, ci sarebbero tanti altri grandi musicisti e compositori come Daniele Sepe, per cui in queste ore è partita una petizione al sindaco di Napoli, affinchè lo scelga al posto del chiacchierato cantante neomelodico.
Non si vuole essere razzisti culturalmente, ma bisogna ribadire a gran voce che la Napoli vera non è quella del malaffare e dell’incultura ma è quella lontana dalle TV e radio commerciali, quella che vive nella gente comune, ben più colta e preparata di ciò che sembra.
Questa gente rappresenta il futuro della nostra città, anche se la “rivoluzione” sembra ormai averla abbandonata..
(di Angelantonio Falanga)