di Ciro Ridolfini
Strepitoso successo con “Caravaggio … ragnatela a luci ed ombre” nel cortile del Maschio Angioino. Lo spettacolo, seguito da oltre 1000 spettatori concludeva gli eventi per “Estate a Napoli” Fatica degna di lode è il Progetto Millarcum, portato avanti da Ilio Stellato e Maurizio Merolla. Studiosi che hanno saputo, con Il Teatro degli eventi, rivisitare importanti accadimenti storico-monumentali di Napoli, miniera inesauribile di materiale prezioso per poter fare grande teatro. E così sono stati rievocati fatti come quello del Principe di San Severo, della Maria d’Avalos, del Caravaggio.
L’effetto magico di questi lavori sta proprio nella significazione evocativa attraverso impostazioni simboliche, ma realistiche degli accadimenti. Ogni sceneggiatura è più che cinematografica. “Caravaggio… ragnatela a luci e ombre”, si svolge in quella “taverna d’ ‘o Cerriglio” che seppe descrivere, più tardi, Salvatore Di Giacomo in “Voce d’ammore antiche < …taverna antica, chiara e affummecata, | janca e nera, addurosa e puzzulenta, |taverna allera, taverna accurzata, | nfruciuta ‘e gente amabbele e cuntenta; | a te, ca mmiez’ a provole e presotte | e a nzerte d’ aglie, sott’ ‘e ttrave appese, | a na tavula toia, nnanz’ a ddoie votte, mo vediste Basile e mo Curtese; |…>.
In quella taverna, Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, sottolinea il modo della sua pittura (sappiamo che per la realizzazione dei suoi dipinti, Caravaggio nel suo studio posizionava delle lanterne in posti specifici per far sì che i modelli venissero illuminati solo in parte, mediante la “luce radente”. Attraverso questo artificio, l’Artista evidenziava le parti della scena che più riteneva interessanti lasciando il resto del corpo nel buio dell’ambiente e in quella taverna, trascorrerà l’ultima notte a Napoli dove, perseguitato, gli sarà somministrato nel vino un intruglio che, più tardi, in fuga verso Porto Ercole, sarà, probabilmente, causa della sua morte.
In una semplice quanto suggestiva scenografia , sotto i raggi di luce radente, spiccano i bravi attori per la rengia di Maurizio Merolla, a sua volta anche interprete del Caravaggio in calibrati ed appassionati accenti. Artisti di spessore come Liliana Palermo, Papessa (donna misteriosa, maga, medium, veggente) in una misuratissima intensità tensiva, sia nel tormentato silenzio degli sguardi, sia nell’ agitazione drammatica del ruolo; figura finemente e fermamente rappresentativa del Teatro, la Palermo, con la sua espressività, che ricorda quella della Magnani, si delinea creatura divina e maschera greca di rarissima ed intensa bellezza. Ancora spiccano Susanna Mendoza, fresca e bella, nella calibrata interpretazione di Tolla e la brava quanto spigliata Iahela Pinto nel ruolo di Dora (entrambe prostitute in servizio presso la locanda del Cerriglio). Predominanti gli accenti di Ciro Grano, impegnato in Cecco (oste della locanda) con una imponenza alla Fosco Giachetti. Altri padroni della scena, l’abile Antony Delle Donne in Chio’chio’ (garzone) ed il bravo Fedele Canonico nella parte del Cavaliere. Quella notte tragica del Caravaggio è conclusa dallo straordinario Luigi Farinelli nel ruolo del Mendicante (diseredato barbone seminudo che mendica fuori la locanda del Cerriglio). Il suo magistrale mimico silenzio, durato l’intero atto, viene rotto dalla battuta “s’ è fritt’ ‘o ffegato!”. Bravissimi i Musici: Andrea Sensale e Giancarlo Sanduzzi (seduti ai lati della scena ed in costume con viuela e arciliuto). Superlativa regia di Maurizio Merolla. Auguriamoci repliche.