Dopo venti anni di criminale immobilismo oggi finalmente qualche verità viene alla luce. La famosa e discussa area di colmata a Bagnoli è costituita da materiali di risulta degli edifici demoliti e dalla loppa di altoforno, ovvero un sottoprodotto della ghisa. Si tratta dunque di materiale totalmente inerte e non inquinante.
A quanti affermano che la colmata è “una spugna” sostenendo che da essa s’infiltrano materiali inquinanti che poi vanno a mare, chiedo se questi imponenti materiali inquinanti si trovano nell’aria, nella pioggia o nel vento e se Bagnoli risulta loro ricoperta da una cappa di veleni che si precipitano nel sottosuolo.
E’ noto fra l’altro che la colmata è stata impermeabilizzata sull’intera superfice. Se si sospettano infiltrazioni sotterranee, è il caso di ricordare che tra la colmata e il mare, lungo tutto il litorale di Bagnoli, è stata realizzata una barriera idraulica di emungimento, i cui imponenti impianti sono facilmente visibili dalla strada. Si tratta di una struttura che impedisce l’arrivo in mare di qualsiasi materiale solido o liquido grazie ai suoi 31 pozzi con impianto di trattamento delle acque emunte.
Una ulteriore barriera con ben 42 pozzi si trova al margine marino della colmata. La pretesa di rimuoverla appare in tutta la sua assurdità di fronte al costo di una simile operazione che rischierebbe di provocare – essa davvero – un disastro ambientale; e di fronte alla difficoltà evidente di trasferire oltre un milione di metri cubi di materiali che nessuno accetterebbe di “ospitare”.
Per quanto riguarda la pretesa presenza di amianto prego di ricordare che l’area Eternit (più vicina a Posillipo che a Bagnoli) è stata interamente bonificata così come le aree confinanti e che l’istituto superiore di Sanità nel 2011 registrava “amianto zero” nei sondaggi periodici effettuati fino ad allora. Quindi se c’è amianto adesso significa che forse qualcuno ce l’ha portato… oppure che la ricerca di amianto inesistente ha giovato ai guadagni di qualcuno.
di Umberto Frenna