MOSTRA DI PITTURA DI MARIO GIANQUITTO AL PENDINO
“Eletti e Dannati”, Discriminazione sul destino dell’ umanità.
Tanti convenuti al Vernissage di sabato 18 giugno 2016 per riflettere sulla enorme fatica di Mario Gianquitto. Mostra raffinata, elegante, di delicatissimo garbo, dove rivive l’ Arte del 500, 600, 700.
I colori di Gianquitto, nato negli anni 60 con Maestri di spessore come Scritto, Girosi, Casciaro hanno partecipato ad importanti eventi sia in Italia che all’ estero conquistando prestigiosi premi.
Tutto nasce da frammenti rinascimentali ed anche la tecnica fa assaporare l’ esperienza delle “botteghe”. Esistevano nel 500, ma già dal 200, botteghe dove gli artisti si cimentavano a produrre capolavori con oli naturali per poi passare a miscugli compositi per poter creare al meglio. Tutto era prodotto da elementi poveri e, in senso genuinamente autentico , sbocciavano irripetibili capolavori. Il blù, ad es. veniva realizzato con la tinta densa e satura ottenuta dalla polvere dei preziosi lapislazzuli. Anche l’abito del Cristo è generalmente blu sia in Duccio (Storiette della Maestà) che in Giotto (Cappella degli Scrovegni) o nei Lorenzetti (negli affreschi di Pietro nella Basilica Inferiore di Assisi). Anche Mario Gianquitto si fa Maestro artigiano nel raggiungere, attraverso una meticolosa fatica, prodotti intrisi di colori originali. Guardando i suoi quadri la mente vola ora ai poeti della parola scritta ora ai poeti del pentagramma. Ci sembra ripercorrere Shekspeare, De Bussy, Dante, Beethoven…
L’ intrigo pittorico di Gianquitto ruota copernicanamente intorno alla donna, “eletta” come valore “madre” ma che sconta il maleficio “dannato” dell’ uomo. Ella, simbolo di una grazia superiore divina è posta con e tra cromature di colori “pesati”, meticolosamente dosati, modulati , calibrati con abilità e sapienza. Gianquitto esce da quella “fissione”, se pur geniale di De Chirico, del tutto metafisica. Egli percepisce che c’ è il rischio di una fine senza ritorno e, attraverso un gioco onirico, recupera l’ intenzione attiva di rinascita offrendo in qualche modo utili argini ad una disperata fine dei valori. Quella di Gianquitto è sicuramente una “rinascita rinascimentale” dove il grido acceso, ma calibrato dei suoi colori, si fa tocco universale necessario dell’ Arte pittorica. Osservando quel bianco, quell’ azzurro, quel rosso, quel verde riassaporiamo l’ armonia del bello. Mario Gianquitto ci sprona ad essere soggetti attivi nel rivendicare una vita più colorata. In tal senso è un Maestro, scienza del colore, un gigante della Pittura.
di Ciro Ridolfini