Da 13 anni oltre 6 mila lavoratori e lavoratrici attendono dal Ministero dei Beni Culturali il riconoscimento della qualifica di restauratori. Oggi hanno organizzato una significativa forma di lotta: utilizzati mail e social media(facebook, twitter) inviando centinaia di messaggi di protesta al Ministro. Protesta legittima, sacrosante.
Tantissime persone impegnate con professionalità e determinazione nel recupero e la tutela del patrimonio culturale, storico e artistico non vogliono essere più umiliate. Sembrava imminente il giusto e sacrosanto riconoscimento professionale grazie ad una procedura telematica attivata due anni fa dal Ministero dei Beni Culturali. I vertici ministeriali, invece, hanno deciso di attuare la politica, la solita politica del rinvio alimentando tensione tra i lavoratori.
Inevitabile la protesta promossa dalle organizzazioni sindacali di categoria Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil. ”A 22 mesi dalla conclusione della procedura telematica per il riconoscimento della qualifica, lo scorso 13 luglio il Mibact ha concesso una ulteriore proroga di sei mesi ai lavori della Commissione esaminatrice. – sostengono in una nota le organizzazioni dei lavoratori – Questo ennesimo ritardo rappresenta un danno gravissimo per tutti gli addetti del settore, che continuano a svolgere il loro lavoro senza vedersi riconosciuta la qualifica, quindi esposti al ricatto e a contratti al ribasso. Insieme a loro vengono colpiti anche migliaia di tecnici del restauro, per i quali le procedure di esame potranno essere avviate solo al termine di questa prima fase del lavoro della Commissione ministeriale che, di fatto, sta tenendo in ostaggio migliaia di operatori del restauro”.
I Lavoratori e lavoratrici chiedono semplicemente la valorizzazione della loro competenza da parte dei datori di lavoro, dei committenti, e delle Soprintendenze esigendo un intervento autorevole del Ministro Dario Fransceschini per farsi garante del corretto lavoro della Commissione insediata, portando rispetto alle migliaia di lavoratrici e lavoratori che attendono da anni di vedersi riconosciuti i propri diritti sacrosanti. I diritti non sono optional.
di Ciro Crescentini