La crisi economica si avverte anche al bancone del bar e sul caffè. I consumatori napoletani contano i centesimi per risparmiare.
E i bar cittadini hanno deciso di non aumentare, mantenendo il prezzo medio della tazzina a 80 centesimi. La federazione dei baristi dell’Ascom hanno inviato una circolare a tutti i soci invitandoli a non aumentare proprio perché i consumi sono già molto in calo. “Se alziamo i prezzi, i clienti non scendono più e si bevono il caffè della macchinetta che ormai tutti hanno in ufficio” – spiega un componente dell’associazione di categoria. “La crisi è tosta” – prosegue l’esercente che rimarca: “Un tempo, al bar, al di là del caffè, si facevano ‘i giri’, ovvero, quando arrivava un gruppo di amici al bar, ciascuno a turno pagava un giro di bevute nel corso dello stesso aperitivo, ora – conclude – questi ‘giri’ sono spariti”.
A Napoli, la tazzina di caffè resta tra le più economiche in Italia. Solo in pochissimi casi il costo supera l’euro ma “sono eccezioni spesso giustificate da una particolare cura e attenzione del servizio o dal contesto”, spiega all’Adn Kronos Salvatore Trinchillo, presidente di Fipe Confcommercio della provincia di Napoli. Il prezzo medio per una tazzina di caffè a Napoli resta tra gli 80 e i 90 centesimi, stesso costo “da circa due anni – sottolinea Trinchillo – da quando cioè si è avuto l’ultimo aumento”. “Il vero cambiamento si è avuto con il passaggio dalla lira all’euro – ricorda il numero uno di Fipe Napoli – poi qualche altro aumento, ma da due anni il prezzo è stabile”. Si va quindi dalla grande maggioranza dei bar, nei quali la tazza di caffe’ costa massimo 90 centesimi, ai gran caffè del centro e delle piazze del ‘salotto buono’, nei quali si può pagare anche 1,20 euro. “Il costo è legato al servizio che diamo – dichiara Trinchillo – non si può semplificare il prezzo del caffe’ e non dire se si tratta di un bar in Piazza dei Martiri o un bar di periferia”. Più di tasse e fitti, l’esercizio commerciale a Napoli soffre “la mancanza di una politica del turismo seria”: “Non possiamo aspettarci di guadagnare con i soldi dei cittadini napoletani in un tale stato di contingenza negativa, serve più domanda”, conclude.
F.B