In questi giorni i giornali abbondano di dichiarazioni di Antonio Bassolino il quale ritiene che a causa di una sentenza di assoluzione si sia riabilitato sulla scena pubblica. In pratica l’ex governatore della Regione, a seguito dell’assoluzione, ribadisce di essere un uomo onesto e di aver la coscienza pulita. Ma questo è il punto: cosa c’entra l’onestà privata e personale con la capacità politica? Cosa c’entra, in altri termini, l’onesta individuale con la realizzazione di un programma di governo volto allo sviluppo e al progresso morale e materiale della comunità amministrata? Quando noi valutiamo il politico lo facciamo in base a ciò che lascia come traccia tangibile del suo operato nel Paese; quando ci ricordiamo di Giolitti ci ricordiamo del suffragio universale o della nazionalizzazione delle ferrovie, non delle sue buone o cattive intenzioni, che non ci interessano affatto. Per valutare, come cittadini, l’ex governatore della Regione Campania dobbiamo solo studiare la recente storia amministrativa della Regione, che si declina nella gestione dell’istruzione e dei corsi di formazione professionale, nella gestione della sanità pubblica, nelle politiche relative al governo del territorio e in tante altre cose ancora, che riguardano la spesa per opere pubbliche, come quelle realizzate a Bagnoli o a Ravello, ad esempio. La buona fede ci serve certamente negli affetti privati, per valutare o voler bene all’amico a alla compagna. Ma che senso ha, ad esempio, sostenere che uno dei peggiori piani casa d’Italia (voluti da Berlusconi) realizzato dalla Regione di centro-sinisntra nel 2009 (un piano casa che, ricordo, scateno addirittura un appello al presidente della Repubblica e la reazione degli uomini di cultura della città e del Paese, a cominciare da Salvatore Settis) è stato approvato da uomini mossi da buona fede? Qui interessano i danni che quel piano casa ha arrecato al governo del territorio nella regione, mica se chi lo votò era o meno animato da buone intenzioni.
Per comprendere come la buona fede sia assolutamente indifferente al giudizio «politico» sono illuminanti le parole che Benedetto Croce scrive proprio a proposito della buona fede in politica. Mi permetto dunque di citare un passo tratto da «Etica e politica» di Benedetto Croce
intitolato appunto «La buona fede», non per fare una citazione dotta, ma perché attualissimo e indispensabile per capire che è un errore grave confondere la bontà delle intenzioni con la valutazione politica delle azioni (messe in atto in buona fede)
Scriveva un secolo fa Benedetto Croce: «Di “sincerità” e di “buona fede” si fa abuso così da coloro che vogliono scusare i propri errori e sottrarsi al meritato rossore e alla dovuta riparazione, come dalla facile gente indulgente (e indifferente piuttosto che indulgente), la quale, quasi per istinto, prepara a sé la stessa scusa o cerca di sottrarsi allo sforzo del giudicare profondo e solido. E contro questo abuso vale la verità della proposizione, che ogni errore è di mala fede, perché non altrimenti nasce che dal portare nella ricerca del vero l’animo turbato dalle passioni, ricolto a certi fini pratici, legato a certi abiti, incline alla pigra comodità e ad accontentarsi della parvenze. E nondimeno (oltre il caso, o il modo di dire, onde si chiamano di «buona fede» errori commessi bensì per colpe ma per colpe considerate assai lievi e perdonabili), sembra che vi siano, in effetto, errori di buona fede, errori nei quali nessuna colpa, neppur lieve, si potrebbe rintracciare.
Seonché, questi, che si chiamano errori, non sono poi errori, ma limti; e il limite nel quale ciascuno di noi si trova rinchiuso, certamente è di buona fede».
Sarebbe il caso, dunque, di tenere bene presente questo insegnamento affinché la politica cominci un doveroso processo di autocritica, e la smetta di giustificarsi con la buona fede e con l’onestà privata, ma inizi a interrogarsi sui propri limiti (limiti che anche a me hanno fatto commettere rilevanti errori nel 2011, certamente di buona fede, ma che la buona fede non giustifica perché questi errori hanno inciso sulla vita della collettività, alla quale – credo – poco interessa sapere che ero animato da buone, o anche ottime, intenzioni).
Carlo Iannello, capogruppo di Ricostruzione Democratico consiglio comunale di Napoli